Villa Marigola, sede del Centro Congressi Carispezia e un tempo dimora estiva dei marchesi Ollandini, è un luogo di singolare fascino: la varietà dei punti di vista, il tessuto vegetale denso e variegato, il profumo della macchia mediterranea, si integrano al sapore della brezza marina.
La grande terrazza era il cuore del complesso settecentesco e accoglieva, all’uso ligure, il “giardino degli agrumi”, con cedri, limoni, chinotti e aranci.
Il Parco continuava con la classica coltivazione ad olivi e viti fino alla spiaggia, dove si stagliava nitida la “casa bianca”, legata alla memoria di Shelley, ospite che ne immortalò il ricordo.
A partire dalla metà dell’Ottocento la storia architettonica della villa e del giardino si modula su quella della grande cultura romantica e poi decadente.
La macchia mediterranea s’ingentilisce e i sentieri s’intersecano terminando improvvisamente in balconi e finestre naturali sul Golfo di Lerici, con straordinari effetti di sorpresa.
Arnold Böcklin ha realizzato una "roccaille" chiamata il giardino di Böcklin, dove si continua a respirare un’aria di incanto sospeso.
La fisionomia attuale della Villa e del parco è stata definita ai primi del Novecento quando l’ultimo proprietario, l’armatore lericino Bibolini, affidò l’ampliamento dell’edificio ad Ettore Cozzani e all’architetto Franco Oliva, che coniugarono nel nuovo giardino all’Italiana la precisa simmetria della tradizione classica con l’eleganza del tardo Liberty declinato in una cadenza del tutto particolare, del tutto “ligure”.