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Villa Collio

Villa Collio

91, v. Settempeda San Severino Marche (Macerata)

Il complesso della Villa Collio contiene due distinti giardini l’uno, formale, interno al recinto della villa, l’altro, informale e pittoresco, posto all’esterno. Entrambi sono comunque segnati da un forte gusto arcadico e antiquario. 

L’origine della villa è in un casino, appartenuto alla famiglia Collio e attribuito a Pietro da Cortona, distrutto da un terremoto nel 1799. A realizzare la nuova villa fu Giambattista Collio, cavaliere dell’ordine di Santo Stefano, come ricorda ancora il monogramma che sovrasta il portone di accesso. Fu lui a darne incarico nel 1812 all’architetto e pittore Giuseppe Locatelli, il quale, influenzato probabilmente dai resti della vicina città romana di Septempeda propose uno schema tipologico di ispirazione arcadica, forse evocante una villa rustica all’antica. L’esperimento formale è del resto perfettamente inserito nella vena classicistica della cultura architettonica del periodo, al punto che il piccolo edificio della villa mostra significative concordanze con il contemporaneo casino che Valadier stava realizzando a Roma per il pubblico passeggio del Pincio. 

Dal portale inferiore si accede al primo livello che accoglie un vasto giardino. È ripartito in tre fasce longitudinali di uguale dimensione: mentre la centrale è libera e collega il portale con la scalinata di accesso alla villa, in quelle laterali si sviluppa un giardino formale a compartimenti, dove aiuole perimetrale con bosso ospitano oggi una bella collezione di rose antiche. Nei giardini vi sono fontane e, nelle nicchie situate in corrispondenza dell’asse centrale trasversale, sculture di putti, opera di Fedele Bianchivi. La vasta scalea che sale alla villa è incorniciata da due fontane e decorata da sculture: leoni dalle cui fauci un getto d’acqua cade verso un piccolo bacino. Sono opera di Venanzio Bigio-li, lo stesso artista che lavorò nella non lontana Villa Luzi. 

Dai giardini si accede infine al duplice sistema di grotte situate al di sotto del terrazzamento superiore; ospitano anchessi busti ed effigi di personaggi illustri. Il secondo livello, su cui si eleva la villa, è anchesso segnato da una serrata geometrica. All’edificio segue un vasto piazzale con due grandi peschiere circolari, poste in corrispondenza dell’asse traversale centrale dello spazio; a esse corrispondono due edifici dalla simmetrica facciata tetrastila. Il padiglione occidentale è una cappella terminata nel 1819 e dedicata alla Vergine, mentre l’opposto è un caffeaus, o sala da biliardo. Al centro del lato settentrionale del recinto è infine il secondo portale, assai poco conservato, fiancheggiato da due spazi rettangolari, forse giardini di agrumi.

Alle sistemazioni poste all’interno del recinto rettangolare fanno da contrappunto due distinti interventi esterni a questo.Il primo è un vero ‘giardino all’inglese’, forse su disegno dello stesso Locatelli, situato nella macchia che copre i versanti meridionale e orientale del pianoro che alloggia il recinto della villa. Un sentiero che si dipartiva in corrispondenza del portale inferiore, attraversava un folto boschetto di lecci e pini con un percorso sinuoso, ancora percepibile, che connetteva vari episodi. All’estremità meridionale del percorso è situato un romitorio, mentre a quella orientale è un pastiche architettonico, una vera folie, rappresentante il riuso medievale della rovina di un tempio antico. Si tratta di una costruzione segnata da filari in pietra a ricorsi di tre diverse tonalità, in cui sono inglobati reperti antichi originali come capitelli e cornici, congiunti con decori scultorei anticheggianti, come quello che sul timpano raffigura una divinità fluviale. Lungo il sentiero che attraversa la macchia si trovano poi una capanna di pastori, colonne antiche una delle quali sostiene un cratere, un tronco fossile, un monumento sepolcrale romano e quella che sembra essere stata una montagnola belvedere. 

La seconda sistemazione, che si diparte dal portale settentrionale in prosecuzione dell’asse compositivo principale, consiste invece in un lungo viale di platani (Platanus orientalis). Questo, risalendo il colle, conduce a un circolo di cipressi al centro del quale si innalza uno slanciato obelisco in mattoni. Venne eretto nel 1844 dal conte Severino Servanzi Collio, cavaliere dell’ordine gerosolomitano nonché appasionato di archeologia e dalla moglie Teresa, in ricordo di Giambattista Collio, raffigurato in un medaglione marmoreo inserito nell’obelisco.

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