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Parco di Villa Varda

Parco di Villa Varda

Via Villa Varda, 2 Brugnera (Pordenone)

http://www.villavarda.it

Il parco di Villa Varda assunse l’attuale configurazione nella seconda metà dell’Ottocento, quando Carlo Marco Morpurgo, appartenente ad una facoltosa famiglia di Trieste, acquistò la tenuta ed avviò gli interventi di ristrutturazione degli edifici e di sistemazione paesaggistica secondo gli stilemi del parco all’inglese

Così sistemato e come si presenta oggi, il parco era ed è considerato uno dei migliori esempi del gusto dell’epoca, tanto che in una esposizione dei giardini italiani tenutisi a palazzo Vecchio di Firenze nel 1931, quello di Villa Varda è presente con alcuni pannelli.Il parco si estende su 18 ettari lungo il corso del Livenza e non presenta una disposizione regolare bensì del genere pittoresco-informale con l’eccezione delle aiuole a ricami di piante e fiori presso l’edificio che dovevano essere stilisticamente in sintonia con la veste rinascimentale della villa, come voleva la precettistica di fine Ottocento. 

Attorno ai giardinetti vi sono alberi ad alto fusto (rigogliosi cedri), che digradano verso boschetti con piante tipiche della bassa pianura friulana, permettendo all’occhio del visitatore di spaziare a cogliere i piacevoli effetti paesaggistici.Chi progettò questa incantevole oasi non mancò di sfruttare le qualità intrinseche del luogo per valorizzare gli incantevoli effetti già naturalmente presenti. Sul retro della villa, infatti, la visuale abbraccia in primo piano il piccolo giardino a parterre, e poi oltre la balaustra in pietra spazia libera verso il fondale di ombrosa fitta vegetazione, interrotto da un varco da cui penetra la luce, riflessa e modulata grazie alla corrente del fiume. 

Il parco è il risultato, quindi, dell’unione del gusto classicistico dell’edificio e di una disposizione informale ricca di memorie storiche, in cui parti di diversa origine temporale riescono a fondersi organicamente, offrendoci un’immagine complessiva di grande fascino.Elemento dominante del parco sono i viali di tigli (alberi dai fusti esili e slanciati) che strutturano geometricamente l’intera area, facilitando gli usi agricoli e incorniciando i prati secondo una configurazione geometrica. 

Tale impostazione compositiva, dalla semplicità nitida e luminosa, era diffusa e comune ad altri parchi della Regione costruiti sul finire del secolo scorso come il parco Policreti a Castel d’Aviano e quello di proprietà Marchi a Pordenone. Questa scelta sottolinea il carattere autenticamente agreste, lontano da intenti retorici dei nostri giardini. Si tratta quindi di una peculiarità del parco ottocentesco veneto-friulano, che interpretava a suo modo i canoni del giardino romantico inglese, adeguandoli alle disponibilità e alle tradizioni locali.

Il parco è un susseguirsi e un rincorrersi di rigogliosa vegetazione. Le specie di piante appartenenti alle Gymnospermae (l’albero dei 40 scudi, alcuni gruppi di cedri, alcuni tipi di pino, il cipresso, il tasso ecc.) sono 15, mentre quelle che appartengono alle Angiospermae, (alcuni tipi di pioppi, il salice, l’ontano, la farnia, il nocciolo, il faggio, il gelso, il ciliegio, l’albero di Giuda, la robinia, l’acero e molti altri) sono 51. 

Il bosco, che riveste diffusamente gran parte del parco, è inoltre ricco di piante autoctone (originarie della zona) quali carpini, olmi, aceri, salici e pioppi. Purtroppo dell’impianto originario del parco rimangono pochi esemplari. Tra questi, però, ve ne sono alcuni di grande importanza per rarità botanica e/o dimensione: 
- lo splendido librocedro (Librocedrus decurrens) situato di fronte alla villa. Si tratta di una specie di albero originario dalle montagne dell’Oregon e della California che venne introdotto in Europa solo nel 1853. La data prova che l’esemplare qui collocato è sicuramente uno dei più vetusti che si annoveri nella penisola italiana. 
- la sofora (Sophora japonica) collocata sul parterre in riva la fiume. Questa specie è stata introdotta in Europa nel 1747 e, nel 1812, in Veneto. La varietà più comune è la “pendula”, caratterizzata da rami contorti e pendenti. 
- vari esemplari di fotinia (Photinia serrulata); pianta che, nei giardini del secolo scorso, era considerata una autentica rarità essendo stata introdotta in Europa solo nel 1802 e in Veneto nel 1842. 
- alcuni notevoli esemplari di ginepro della Virginia (Juniperus virginiana) e di pino nepalese (Pinus wallichiana) che sono la testimonianza degli esperimenti, condotti nella nostra regione già dall’inizio del secolo, di introdurre specie forestali esotiche.

Ingresso

Ingresso gratuito


Apertura

Orario estivo dal 1° aprile al 31 ottobre - Feriale dalle 8.00 alle 19.00 - festivo dalle 8.00 alle 20.00 Orario invernale dal 1° novembre al 31 marzo tutti i giorni dalle 8.00 alle 16.00


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