Giardino Monumentale di Valsanzibio
Via Diana 2, Galzignano Terme (Padova)
Uno dei maggiori giardini d’epoca esistenti, fu portato all’attuale splendore nella seconda metà del Seicento dal Nobile Veneziano Zuane Francesco Barbarigo, aiutato dai figli Antonio e Gregorio. Fu proprio quest’ultimo, il primogenito Gregorio, Cardinale, Vescovo di Padova e futuro Santo, ad ispirare l’alta simbologia del progetto dovuto al principale architetto e fontaniere Pontificio Luigi Bernini. Infatti, l’allora Cardinale Gregorio Barbarigo, in seguito ad un voto solenne fatto da suo Padre a Nostro Signore nel 1631, volle che il giardino di Valsanzibio fosse monumentale emblema della via di perfezione che porta l’uomo dall’Errore alla Verità, dall’Ignoranza alla Rivelazione. Il magico giardino allegorico che crearono, mantenuto integro ed originale nei secoli, consta di oltre 60 statue scolpite nella pietra d’Istria, in gran parte opera del Merengo, ed altrettante sculture minori, che si integrano ad architetture, ruscelli, cascate, fontane, laghetti, scherzi d’acqua e peschiere, fra innumerevoli alberi ed arbusti, su più di 10 ettari di superficie. Inoltre, all’interno del complesso e tappa importante nel percorso di salvificazione, c’è il labirinto di bosso, la simbolica Grotta dell’Eremita, l’Isola dei Conigli e il Monumento al Tempo.
L’itinerario inizia dal ‘Padiglione di Diana’ o ‘Portale di Diana’, il monumentale e principale ingresso via acqua alla Tenuta dei Barbarigo nel 17° e 18° secolo. Qui c’era l’approdo delle barche giunte attraverso la valle da pesca di Santo Eusebio, da cui “ValSanZibio”, un tempo estesa a tutta la pianura, ma oggi limitata al laghetto preservato per rispecchiare l’elegante costruzione (il Paludo). Il Padiglione di Diana è significativamente arricchito da fontane, bassorilievi e statue su cui domina Diana-Luna, la dea preposta alla natura ed agli animali selvaggi come pure a mutamenti e prodigi. Da qui, entrando in Giardino attraverso l’arco di Sileno, si percorre il Decumano o Viale delle Peschiere costeggiando la Peschiera detta Bagno di Diana o Peschiera dei Fiumi, la Fontana dell’Iride e la Peschiera dei Venti. Arrivati al centro del giardino, presso la Fontana della Pila o della Conca, dove il Decumano si interseca con il Gran Viale, Viale Centrale o Cardo, girando a sinistra, si imbocca il Gran Viale fiancheggiato a sinistra dal labirinto, episodio legato all’esempio di San Gregorio Barbarigo e tappa importante nel percorso di purificazione, e a destra dal Romitorio o Grotta dell’Eremita, allegorica meta dove meditare sulle scoperte fatte percorrendo il labirinto. Girando a destra, invece, si imbocca il Gran Viale verso la Villa fiancheggiando l’Isola dei Conigli a sinistra ed il Monumento al Tempo a destra. L’isola dei Conigli, unica garenna superstite nei pochi giardini d’epoca ancora esistenti, sta qui a simbolo della immanenza, cioè della condizione comune agli esseri viventi stretti fra i confini dello spazio e del tempo. Al di là del viale, e giustapposta all’Isola, la monumentale Statua del Tempo, interrotto il suo volo attraverso lo spazio, simboleggia, invece, la trascendente condizione in cui lo spirito umano può spaziare oltre gli abituali limiti dello spazio e del tempo.
Procedendo tra Immanenza e Trascendenza e tra le statue e fontane che inquadrano anche simbolicamente sia l’Isola dei Conigli che il monumentale Tempo, si giunge alla fontana delle insidie o degli scherzi seguita dalla scalea delle Lonze di Dantesca memoria, anche detta la scalinata del sonetto perché caratterizzata da un sonetto nel quale i significati del Giardino vengono spiegati a livelli diversi.
Si raggiunge così al piazzale davanti alla Villa dove otto allegorie delle prerogative del Giardino stesso e del suo Signore fanno corona alla Fontana dell’Estasi, del Fungo o, appunto, della Rivelazione, meta finale del simbolico percorso.
L’eccezionale integrità architettonica, scultorea, idraulica e persino vegetale del complesso è dovuta alle solerti cure elargitegli innanzitutto da sei generazioni di Barbarigo. Nel 1804 la Casata si estinse e ne fu designato erede il Nobil Homo Marco Antonio Michiel. Seguirono dal 1835 gli altrettanto appassionati Conti Martinengo da Barco e poi i Conti Donà delle Rose e dal 1929 i Nobili Pizzoni Ardemani. Proprietari da tre generazioni della intera tenuta, Essi hanno riparato i disastri causati dalla occupazione militare e dal forzato abbandono dell’ultima guerra ed hanno recentemente ripristinato tutti i trentatre punti d’acqua del Giardino compromessi da ottanta anni di progressivo impoverimento sorgivo. Grazie a ciò Valsanzibio oggi è straordinario esempio di giardino simbolico interamente leggibile, di un gran giardino d’acque in completa efficienza e di un seicentesco giardino all’Italiana assolutamente integro ed immutato nei secoli.
Ingresso
Adulto: euro 12,00
Apertura
Il giardino è aperto tutti i giorni dall’ultimo fine settimana di febbraio al secondo fine settimana di dicembre, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 al tramonto (sabati, domeniche e festività orario continuato).
Altro
- Servizio di guida solo su prenotazione e a pagamento ad eccezione che per le scolaresche;
Altre segnalazioni
Il Giardino di Vlasanzibio è Il Parco Più Bello d'Italia 2003!